#Rewatch 01 – Silent Running (Douglas Trumbull, 1972)
Vedere e rivedere film, a distanza di anni dalla prima volta. Una pratica diffusissima della cinefilia, che tuttavia, soprattutto la cultura di internet, tra meme e sfide social à la Letterbox ha portato a svuotare di senso, a renderla, spesso, etichetta di un modo di approcciare il cinema che punta più alla quantità, all’elitismo, che alla qualità della visione.
Noi vorremmo, se possibile, ribaltare la tendenza, riscoprire la radice del #rewatch, che in fondo significa, da un lato, mettere alla prova la nostra memoria a partire dai ricordi della prima visione di un determinato, dall’altro, forse soprattutto, riattraversare quella pellicola con la consapevolezza e la preparazione del presente, in modo da svelare connessioni inusuali con ciò che è seguito, ad esempio, a quel film, nel cinema contemporaneo o nella filmografia del suo regista.
Quasi quarant’anni dopo,il film di Turnbull non è più solo una delle Space Opera centrali della New Hollywood (un po’ rigida ma ancora attualissima nella dimensione tematica, tra l’altro) ma è, sopratutto, una grande riflessione sulla tecnica e sul suo rapporto con lo spazio cinematografico, tutta giocata su piccole ma fondamentali parentesi, su Bruce Dern che parla con i robot, sui dettagli delle sue mani che armano le bombe, sul suo sguardo incuriosito che osserva il robot che posiziona le palle sul tavolo da biliardo.
Silent Running è il capolavoro di design di Douglas Trumbull, che crea un intero immaginario visivo praticamente da zero, lo popola di creature e oggetti, in certi momenti “bara” pur di arrivare al risultato (i robot erano “animati” da attori amputati) e poi, in quell’esplosione finale, mette in scacco la sua stessa creatura e ne sottolinea la caducità, trasportando nel visivo il punto di vista di un protagonista che, in fondo, della tecnologia non si è mai fidato.
Se volete rivedere il film, Silent Running è disponibile, a pagamento, su Appletv+ e Amazon e Google Play