La realtà in giallo nel Blu Notte di Carlo Lucarelli
Chi è nato tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 avrà sentito un grande senso di nostalgia nel leggere il titolo di questo articolo. Molti di questa generazione, nonché la mia, sanno bene di chi e cosa andremo a parlare. Carlo Lucarelli e il suo Blu Notte si potrebbero definire dei modelli e dei monumenti della TV italiana moderna, ma più avanti capiremo bene perché.
Per coloro che non dovessero conoscere di chi stiamo parlando, Carlo Lucarelli è uno dei più stimati giallisti italiani contemporanei. Ideatore di fortunati e apprezzati personaggi come il commissario De Luca e gli ispettori Coliandro e Negro, lo scrittore natio di Parma ha all’attivo decine e decine tra romanzi, racconti e saggi. Tutti sotto il segno del colore giallo, un colore che ha accompagnato tutta la sua vita letteraria. Ma l’impegno di Lucarelli non è stato rivolto solo ed esclusivamente ai libri. Infatti, si è cimentato anche nella sceneggiatura cinematografica ma, sopratutto, televisiva. E sarà proprio il piccolo schermo il mezzo perfetto per unire la sua passione e il suo modo di intendere il romanzo giallo a quello della memoria.
Mistero in Blu: l’approdo in TV di Lucarelli
Questo binomio viene a crearsi nel 1998 con Mistero in Blu, il primo programma scritto e condotto da Carlo Lucarelli. La memoria portata davanti alle telecamere è dura e drammatica, ma soprattutto reale ed estremamente necessaria. Infatti Lucarelli, nelle otto puntate andate in onda nella seconda serata di Rai 2, punta a fare luce sui misteri irrisolti della cronaca nera italiana recente. Oltre che a raccontare i casi in sé, lo scrittore parmense vuole fare in modo che le storie delle persone uccise non vengano dimenticate e non passino alla memoria solo come dei meri fatti di cronaca. Per questo è importante e simbolico il titolo che viene dato ad ognuna delle puntate, usando i nomi delle vittime dei vari casi trattati.
Proprio la rilevanza data alle persone, quasi maggiore rispetto agli eventi in sé, è uno dei tanti punti di contatto tra i suoi libri e Mistero in Blu. Infatti, attraverso una descrizione quasi minuziosa della vita, delle abitudini e del carattere delle vittime, Lucarelli cerca di far avvicinare emotivamente lo spettatore ai protagonisti delle terribili storie. Questo modo di interpretare i casi da un punto di vista più umano è diverso ed innovativo rispetto a come è sempre stato fatto da quotidiani e telegiornali. E sarà anche uno dei tanti motivi della fortuna dei programmi di Lucarelli. Perché lo scrittore di Parma non vuole solamente raccontare un fatto di cronaca, ma vuole che il pubblico sia presente ed attento durante tutta la puntata. Vuole che capisca, che si immedesimi, che partecipi attivamente alle ricostruzioni e alle deduzioni.
Per far ciò Lucarelli fa uso della sua bravura di autore e sceneggiatore attraverso uno stile che mescola narrativa e giornalismo d’inchiesta, arrivando a creare dei veri e propri romanzi gialli su dei fatti di cronaca. Non è un caso, infatti, che durante ogni puntata Lucarelli faccia riferimento ai più grandi giallisti della storia come Agatha Christie, Sir Arthur Conan Doyle, Edgar Allan Poe o Patricia Highsmith. Ma l’autore parmense si rifà molto anche al cinema thriller e poliziesco, come nella puntata dedicata al caso Vanni: “Una donna sola, in un luogo buio e deserto, dove nessuno la può sentire e nessuno la può aiutare. Se fosse un romanzo o un film giallo, il caso di Alessandra Vanni sarebbe una storia da mago del brivido, da James Ellroy o da Alfred Hitchcock.”
Questo stile da romanzo giallo, quasi noir, viene sottolineato anche attraverso le perfette sinfonie di Alessandro Molinari, pianista e compositore jazz di fiducia di Lucarelli. Tutto ciò si immette in una scaletta di programma schematica e sempre ripetuta, ma decisamente efficace anche nel corso degli anni seguenti. La grande costante è, senza dubbio, la voce narrante di Lucarelli: netta, chiara e precisa quasi da sembrare distaccata, ma che riesce a tenere lo spettatore interessato ed attento alla vicenda dall’inizio alle fine dei circa 50 minuti di puntata. Di grande impatto visivo è anche la semplice scenografia dello studio, dove vengono piazzati pochi ma efficaci oggetti. Grazie allo sfondo scuro risaltano molto bene alcuni particolari importanti dei delitti, come un divano macchiato di sangue, una lettera, un coltello o un oggetto contundente. Tutto ciò porta lo spettatore a tenere sempre viva l’attenzione sul caso e su questi determinati dettagli, importanti nella ricostruzione e nella spiegazione del caso in essere.
Gli stessi spettatori hanno largamente apprezzato il programma di Lucarelli e il suo modo tutto nuovo di raccontare dei crudi delitti in uno stile tanto umano quanto da romanzo giallo. Nonostante la seconda serata il pubblico segue sempre più intensamente Mistero in Blu, tanto da convincere la Rai a rinnovare il programma per gli anni avvenire.
Blu Notte e la consacrazione televisiva di Lucarelli
A partire dal 1999 oltre a cambiare rete (da Rai 2 a Rai 3), il programma cambia anche titolo. Infatti, da Mistero in Blu si passa a Blu Notte, il nome che sancirà la definitiva consacrazione televisiva per Carlo Lucarelli. Come nell’anno precedente si punta sempre a fare chiarezza su altri delitti irrisolti della cronaca nera italiana e ne saranno trattati ben 25 tra il 1999 e il 2000. Tra stile e scaletta resta tutto pressoché identico, ma in forma migliorata e affinata. A cambiare sono poche ma importanti cose, partendo dalla scenografia. Non più un ampio studio televisivo, ma un intimo studio privato, a metà tra quello di un investigatore privato e di uno scrittore di gialli. Una perfetta ricostruzione scenografica di tutto quello che è Carlo Lucarelli.
Il nuovo sfondo delle narrazioni dell’autore emiliano sembra fatto apposta per mettere a suo agio lo spettatore, come in un discorso diretto tra Lucarelli e chi sta guardando Blu Notte. Una scelta che valorizza ancor più il discorso di immedesimazione e intimità dato dal racconto delle vite delle vittime dei brutali delitti. Ma non solo, perché rafforza anche la partecipazione e l’attenzione degli spettatori, ora ancor più concretati nel capire e risolvere gli irrisolti casi di cronaca nera.
Un miglioramento, oltre che novità, rispetto all’anno precedente viene dato dall’inserimento di un taglio più giornalistico nella ricostruzione dei casi. Infatti, grazie all’aiuto dei giornalisti Lorenzo Viganò e Alessandro Riva, Lucarelli porta in Blu Notte interviste a parenti/amici delle vittime e sopralluoghi nelle città dei delitti. Una novità molto importante che serve a completare ed ampliare i modi con cui poter revisionare i casi. Casi, comunque già ben analizzati, fin da Mistero in Blu, grazie al supporto dell'(ormai ex) commissario della polizia scientifica di Bologna Silio Bozzi. Proprio grazie a quest’ultimo, Lucarelli riesce ad avere un taglio anche tecnico all’interno delle sue inchieste, attraverso precise ricostruzioni virtuali e reali di ogni particolare dei delitti.
Insomma, Lucarelli fa avere a sé e al pubblico tutti i dettagli possibili e interpretati in ogni modo per poter capire bene i fatti e dedurre i più verosimili moventi e colpevoli dei casi. Il tutto condito della narrazione chiara e romanzata dell’autore stesso, che si spinge anche a contestualizzare il luogo e non solo il delitto in sé. Infatti nelle puntate di Blu Notte possiamo sempre trovare delle descrizioni noir di ogni città o paese in cui avvengono i casi presi in essere. Uno stile sempre molto letterario ma efficace nel processo di immedesimazione dello spettatore, che ha modo di vedere i risvolti negativi e segreti anche della più tranquilla cittadina italiana.
Il sempre crescente ed affezionato pubblico porta Carlo Lucarelli e il suo Blu Notte a sopravvivere fino al 2009, quando ormai il programma trattava di importanti e rilevanti casi di cronaca della storia italiana. Dalle stragi di mafia agli intrighi politici, dalla criminalità organizzata ai grandi casi giudiziari, Lucarelli si consacra sempre più non solo come narratore e scrittore, ma anche come giornalista d’inchiesta. Questo status, però, oltre alla fama televisiva gli porta delle beghe nel suo lavoro, visto che spesso la politica è intervenuta per bloccare e censurare alcune delle più spinose puntate di Blu Notte. L’esperienza in Rai termina tra il 2010 e il 2012 con Lucarelli Racconta, che chiude il ciclo iniziato ben 14 anni prima con quei romanzati racconti per non dimenticare i casi delle vittime di delitti irrisolti.
Il modello di Carlo Lucarelli nella TV italiana
Sebbene Carlo Lucarelli sia poi tornato in TV su Sky dal 2014 con nuovi programmi noir, il suo momento più alto resta quello toccato con Mistero in Blu e Blu Notte in Rai. Questi due programmi hanno insegnato molto al pubblico, ma anche all’intera televisione italiana. Perché Lucarelli non ha fatto solo grandi inchieste giornalistiche e documentaristiche, ma ha affrontato ogni caso con uno stile unico. Uno stile improntato a far sì che gli spettatori seguissero attivamente ed emotivamente ogni racconto, così da conoscere altri aspetti delle vicende lette sul giornale. Uno stile adatto a scuotere il pubblico non per terrorizzarlo, ma per fare in modo che le vittime e le loro tragiche storie non venissero dimenticate. Uno stile che, purtroppo, è stato dimenticato dalla televisione attuale. Uno stile che ha portato la cruda realtà ad essere vissuta coi filtri di un romanzo giallo.
Proprio quel giallo che, insieme al blu, sono i colori simbolo di Carlo Lucarelli. Simbolo e modello di una TV ormai lontana.