Nando Gazzolo: l’unico Sherlock Holmes della tv italiana
Correva l’anno 1887 quando l’aquilino profilo di un detective si affacciava sulla scena mondiale letteraria. Dalla porta del 221B di Baker Street stava per uscire un personaggio che avrebbe lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte: Sherlock Holmes. Proprio nella mitica strada londinese iniziò l’epopea di quello che diverrà il più famoso detective della storia. Un modello a cui molti, ancora oggi, si ispirano e ciò è tutto dovuto alla brillante mente del suo creatore, Sir Arthur Conan Doyle. Lo scrittore scozzese, da quel 1887, arrivò a pubblicare ben 59 racconti e 4 romanzi sul personaggio che fu croce e delizia di tutta la sua vita.
Un detective trasversale: Holmes dai libri al cinema
Il grande successo di Sherlock Holmes nella prima metà del ‘900 fu la naturale conseguenza di un mix perfetto. Da una parte l’originalità del personaggio e le sue avvincenti storie, tra indagini, misteri ed un pizzico di sovrannaturale tipico di Conan Doyle. Dall’altra l’avvento di nuovi media, anche a livello artistico: infatti, il cinema si stava perfezionando e il mondo di Holmes ben si sposava tanto col teatro, quanto col grande schermo.
Diversi attori hanno lasciato qualcosa di sé in Holmes e hanno contribuito alla sua fama e al suo tramandarsi negli anni. Tra i più importanti troviamo Eille Norwood, attore inglese che tra il 1921 e il 1923 interpretò il detective in ben 47 film; Norwood ebbe anche la fortuna di ricevere i complimenti direttamente da Conan Doyle, il quale rimase impressionato dalla sua interpretazione.
Fondamentale fu anche il lavoro svolto da Basil Rathbone. L’attore inglese realizzò 14 film in otto anni e le sue pellicole sono state rivoluzionarie per il ‘riscatto’ del personaggio del Dr Watson. Da comprimario inetto a vero e proprio companion delle avventure di Holmes; ciò grazie anche alla profonda amicizia tra Rathbone e Nigel Bruce, attore che ha vestito i panni del Dr Watson.
BBC, la culla televisiva di Sherlock Holmes
Ma il teatro e il cinema non sono stati gli unici palcoscenici delle storie di Sherlock Holmes. Malgrado lo schermo ridotto, anche la tv ha avuto e sta avendo a tutt’oggi un ruolo importante nella storia del personaggio di Conan Doyle. Basti pensare all’ottimo lavoro svolto da Steven Moffat e Mark Gatiss nell’ambientare le avventure di Holmes e Watson nel ventunesimo secolo nella serie della BBC Sherlock. Ciò è simbolo di quanto Sherlock Holmes sia un personaggio atemporale e trasversale, perfettamente adattabile anche ad un’epoca tanto diversa come la nostra.
Proprio la BBC fu la prima rete televisiva a trasportare il detective sul piccolo schermo con due serie datate 1965 e 1968. Nella prima fu Douglas Wilmer a vestire i panni di Holmes, ma tre anni dopo venne sostituito da Peter Cushing, con Nigel Stock unico confermato nel ruolo del Dr Watson. La serie con Wilmer non ebbe molto successo, ma con l’arrivo di Cushing tutto cambiò. Sherlock Holmes assumeva, per la prima volta, dei toni molto cupi, noir, da cinema hitchcockiano e ciò fu un’ennesima ottima rivoluzione per il personaggio di Conan Doyle. Molto si deve alla bravura di Cushing, atto a interpretare film horror e dalla grande tensione scenica, tanto che la serie del 1968 è, ancora oggi, la più vista della storia della tv su Sherlock Holmes.
Cushing e Gazzolo uniti sotto il segno di Holmes
Il nome di Peter Cushing giunse anche nel nostro paese, sebbene non attraverso la fortunata serie della BBC, ma sempre nei panni di Sherlock Holmes. Infatti, nel 1959, fu protagonista del film The Hound of the Baskervilles, che in Italia fu tradotto e distribuito come La furia dei Baskerville. Ed è qui che avviene un indiretto intreccio di destini. Tra quello dell’attore inglese e quello di un suo collega ligure.
Nel doppiaggio della pellicola la voce originale di Cushing era stata affidata a quella italiana di Nando Gazzolo. Lo stesso attore che nove anni dopo avrebbe vestito i panni di Sherlock Holmes nella, finora, unica versione italiana del detective di Baker Street. Infatti, nel 1968 la Rai decise di produrre un proprio adattamento delle storie del personaggio creato da Conan Doyle.
Sherlock Holmes arriva in Rai
Un progetto ambizioso quello di ‘Mamma Rai’, che cercava di emulare le fortune oltremanica delle serie su Sherlock Holmes della BBC. A gestire la produzione erano stati assegnati dei nomi molto importanti della Rai dell’epoca, ovvero il regista Guglielmo Morandi, lo sceneggiatore Edoardo Anton e lo scenografo Pino Valenti. L’idea era di realizzare una miniserie di due episodi, suddivisi in tre puntate di circa un’ora ciascuna. Il lavoro di Anton era mirato a riadattare due romanzi di Conan Doyle, ovvero La valle della paura e Il mastino dei Baskerville, mentre Morandi si occupò, inizialmente, della scelta degli attori. Per il ruolo di Sherlock Holmes venne scritturato l’unico attore di quell’epoca ad avere uno stile e uno charme più inglese, ovvero Nando Gazzolo. Proprio colui che nove anni prima aveva prestato la voce all’Holmes di Peter Cushing e di cui ora cerca di farne le veci in Italia.
L’attore natio di Savona era uno dei nomi di punta degli sceneggiati Rai degli anni ’60 e vantava anche un’ottima carriera teatrale. Sebbene la sua fisicità non rispettasse in toto i canoni dell’immagine di Sherlock Holmes, non vi furono molti dubbi sulla sua scelta. La parte del dottor Watson, invece, fu affidata ad un altro grande nome della rete pubblica dell’epoca: Gianni Bonagura. L’attore milanese, oltre agli impegni televisivi, aveva all’attivo anche molte partecipazioni a film di celebri registi quali Steno, Monicelli e Risi.
Le riprese della serie si svolsero nei primi mesi del 1968 ed avevano due location principali: per le interne vennero usati gli studi Rai di Napoli, mentre le esterne furono girate direttamente in loco in Inghilterra. Teatro delle riprese inglesi fu la contea del Norfolk, in particolare la storica residenza di Blicking Hall, casa di nascita di Anna Bolena.
Gli sfortunati inizi dell’Holmes di Gazzolo
Una volta ultimato il lavoro di montaggio e col prodotto finito, la Rai scelse l’11 ottobre 1968 come data di lancio di Sherlock Holmes (questo il nome scelto per lo sceneggiato), ma gli eredi di Conan Doyle ne fecero slittare il debutto. Causa della disputa erano i diritti sulle storie scritte dall’autore scozzese e, dopo svariati giorni di trattative, le parti riuscirono a trovare un accordo. Così, il 25 ottobre 1968 arrivò nelle case degli italiani quello che resterà l’unico Sherlock Holmes nostrano.
Nonostante i rinvii e le attese delle settimane precedenti, gli spettatori sintonizzati sul Secondo Programma (oggi Rai 2) furono circa 7 milioni e tutti curiosi di vedere Nando Gazzolo nelle vesti del detective con la pipa. L’attore ligure cercò di restare fedele all’immagine classica di Sherlock Holmes, passando molte ore in sala trucco per modellare il naso aquilino. Gazzolo si impegnò molto per rendere onore al personaggio di Conan Doyle, tentando di dargli un tocco proprio attraverso uno stile quasi da James Bond più che da classico giallo, senza tralasciare una buona dose di ironia ed autoironia.
Ma l’encomiabile impegno di Gazzolo non bastò a soddisfare la critica, poiché il day-after fu pieno di stroncature per il prodotto di Morandi e Anton. La prima puntata, così come le altre due de La valle della paura, furono giudicate sottotono, poco dense della tipica tensione dettata da una storia gialla o noir. E ciò venne imputato sopratutto ad una pessima gestione della regia, la quale poteva fare molto di più visto il grande potenziale narrativo delle storie scritte da Conan Doyle. Durante tutto l’arco delle prime tre puntate, però, le critiche si fecero sempre più intense: dall’eccessiva lentezza e pesantezza delle scene alla pessima gestione del dr Watson, reso qui come una sorta di inetto e stupido aiutante di Holmes.
La fine e il dimenticatoio per lo Sherlock Holmes della Rai
Storia simile avvenne anche per L’ultimo dei Baskerville, secondo episodio della miniserie. Nonostante un inizio incoraggiante grazie ad una regia e ad una scrittura finalmente da giallo, le restanti due puntate non furono all’altezza. Purtroppo tornarono gli stessi problemi riscontrati ne La valle della paura tra momenti di grande lentezza narrativa e mancanza di pathos. Nonostante ciò lo share rimase alto e la stampa di settore si rassegnò a ridimensionare lo Sherlock Holmes della Rai come prodotto popolare, sia come narrazione che recitazione.
Lo sceneggiato, così, il 29 novembre 1968 si chiuse con un grande senso di delusione, considerate le grandi aspettative iniziali. Da quel giorno la Rai decise di non mandare mai più in onda il suo Sherlock Holmes, che finì letteralmente nel dimenticatoio. Questo, però, fino ai giorni nostri, quando la rete decise di farlo rivivere inserendolo in una collana di DVD del 2009 dedicati ai suoi sceneggiati gialli. Da lì l’Holmes di Gazzolo finì per arrivare anche in internet: prima su Youtube e poi anche sulla piattaforma streaming RaiPlay, dove si possono rivedere tutte le puntate dello sceneggiato.
Una giusta nuova vita per l’unico Sherlock Holmes della storia della televisione italiana.