Emma, ovvero scoprire di non essere soli

Emma, ovvero scoprire di non essere soli

La peculiarità dei romanzi di Jane Austen è quella di saper raccontare storie di ogni tipo, comiche o drammatiche, col proprio stile. C’è sempre un contrasto tra i due registri. Un sottotetto comico è spesso sotteso in situazioni drammatiche, così come un filo di dramma non manca in situazioni comiche, per chi sa dove guardare. Nelle trasposizioni cinematografiche, questo elemento viene mantenuto. A volte esaltato, a volte avvolto, facendolo emergere più forte in contrasto. In Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright ad esempio, sovente al momento drammatico subentra a gamba tesa una battuta della madre della protagonista a riequilibrare il tono.

Lo stesso vale per altri personaggi di Ragione e Sentimento di Ang Lee. In Emma del 1996, trasposizione con Gwyneth Paltrow, accade l’opposto. Tutto è leggero, frivolo, il dramma entra a piccole dosi ed è sempre trattato con toni lievi, quasi senza accorgersene. Nella nuova trasposizione del romanzo invece, la lotta tra dramma e leggerezza è un po’ più evidente. I personaggi sono immersi in un alone di leggerezza da cui emergono prepotenti i momenti di dramma, esaltandoli.

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Emma Woodhouse, secondogenita del ricco padrone di Hartfield, vive col padre governando la casa e le vite dei suoi vicini del villaggio di Highbury. Inizia un’amicizia con Harriet Smith, una ragazza di umili origini che frequenta il collegio del paese. Decisa a farle avere un matrimonio migliore di quello che le si prospetta con il signor Martin, un fattore, Emma la spingerà verso uomini che si riveleranno più calcolatori e meschini di quanto lei stessa non si aspettasse. Le sue macchinazioni vengono tenute d’occhio dal vicino e fratello del marito di sua sorella, il signor Knightley che, conoscendo profondamente la famiglia e tenendo a lei, cerca di riportarla continuamente sulla retta via. Saranno proprio i loro scontri e la sensazione di aver perso la stima e l’amore di Knightley a far crescere Emma, facendole abbandonare le sue convinzioni e certezze.

Emma, una dittatrice che diventa umana

Un giro di vite di cui Emma è il centro, il motore e spesso il carnefice. La sensazione che si ha subito è che qualcosa è cambiato. Il conflitto portante tra Emma e Knightley non è più un conflitto generazionale, benché la differenza di età tra i due sia evidente. I loro scambi non hanno più il carattere di uno scontro tra esperienza e gioventù, ma è un conflitto tra due menti, tra due modi di vedere il mondo. Tutto ciò che conosce Highbury ruota attorno ad Emma, ogni novità deve essere approvata da lei e ogni fastidio eliminato. Così Harriet Smith, appena arrivata e stabilito che per nascita ed inclinazione non può nuocerle, diventa sua amica. Emma è il fulcro di questa piccola comunità. Ognuno cerca la sua approvazione e la sua stima. L’unico che può dirle apertamente cosa pensa è Knightley. Infatti è l’unico oltre i suoi parenti a chiamarla per nome.

Emma non ha bisogno di parlare per farsi capire. Le basta alzare il mento, cambiare posto nella stanza. Comunica quello che l’interlocutore vuole sentirsi dire con le parole, con il corpo quello che realmente pensa. Durante il dialogo con Harriet Smith in cui le dice di aver ricevuto una proposta di matrimonio ad Emma non congeniale, Emma la sta ascoltando da un piano rialzato e la guarda dall’alto in basso. Come a voler sottolineare un giudizio e un’opinione più importanti di quelli della stessa Harriet. Infatti la ragazza si farà guidare e rifiuterà la proposta. Emma confesserà a Knightley di averla convinta a rifiutare per tenere Harriet con se e non perderla.

La vita di Emma è molto noiosa e ripetitiva. Ogni novità che non approvi o che le rubi la corona, però, la infastidisce. L’arrivo di Jane Fairfax, altra giovane donna di cui tutti pensano solo bene, la innervosisce. Sapere che lei ha conosciuto il figliastro della sua ex governante e uomo più atteso della comunità le inasprisce un’antipatia già a stento celata. Lo scontro con Knightey è dietro l’angolo. Emma accusa entrambi di avere pregiudizi opposti, e che nessuno dei due è in errore fino a prova contraria. Un comune scambio di pensieri fa crescere entrambi, anche se spesso a loro insaputa. Emma vede solo quello che vuole vedere, Knightley esaspera l’avversione contro le a volte ottuse prese di posizione di Emma. Si stenta a capire dove realmente siano i pensieri di Emma.

Data la separazione tra ciò che pensa e come lo esprime, lo stesso Knightley, l’unico che la conosce davvero, stenta a capirla ed a riconoscerla. Dopo essersi accidentalmente esposti ballando, per entrambi è chiaro quello che provano l’una per l’altro. Knightley le corre dietro e appena sembra che stiano per dirsi tutto, Frank Churchill porta Harriet da Emma dopo averla salvata da un’aggressione. Emma, pensando che Harriet si riferisca a Frank, gli chiede di restare con loro, mandando via Knightley a chiamare il dottore, cosa che porta Knightley a domandarsi se ha visto in Emma quello che davvero esiste oppure solo quello che lui voleva vedere. C’è qualcosa di vero in Emma? Oppure è tutto una finzione, anche quello che sembra vero?

Un giorno questo dolore ti sarà utile

Un continuo scambio di verità e false verità, di autoinganni e false piste, questo è Emma. Alla fine, la protagonista capirà che non esistono solo i propri sentimenti o i propri desideri. Bisogna riparare ai propri errori e ottenere il perdono per i torti che si sono fatti. Emma capirà alla fine che non è importante solo quello che lei pensa sia giusto, ma che esistono molteplici verità e punti di vista di uno stesso soggetto, e che, alla fine, l’unica cosa importante e che conta è non perdere chi ti dice la verità guardandoti in faccia, non chi ti dice quello che vuoi sentirti dire. Tuttavia, come ogni film tratto da Jane Austen, il lieto fine arriva, cambiando profondamente entrambi i protagonisti. Una prospettiva che lo avvicina molto di più ad Orgoglio e Pregiudizio per evoluzione dei personaggi che non alla precedente trasposizione di Emma.    

 Il cast è composto da attori conosciuti per le serie e non (tra tutti spiccano, oltre alla protagonista arrivata direttamente da Peaky Blinders, i giovani attori di Sex Education e Greg Lestrade della serie Sherlock); tutte certezze che conducono per mano lo spettatore nelle loro vite. Per i fan di Game of Thrones vedere Yara Greyjoy coi boccoli potrà sembrare strano, ma l’attrice interpreta al meglio anche questo personaggio. Cast al top della forma, ambienti che ti fanno vivere l’epoca vittoriana, costumi splendidi. I passaggi di tempo delegati a cartelli con la stagione sono una grande occasione mancata anche se, trattandosi di un’opera prima, sono un piccolo difetto trascurabile.

La trasposizione è tutto sommato fedele al romanzo originale, la regista inserisce le scene dedicate a Knightley per mostrare i reali effetti che le parole e azioni di Emma hanno sugli altri. Una scelta discutibile per i puristi della Austen, ma che non nuoce alla storia né al film in generale, anzi gli aggiunge quel qualcosa in più che manca di solito ai film in cui si sceglie di sposare un punto di vista. In questo caso, si sta scegliendo di raccontare due punti di vista e il loro conflitto, giusta la scelta, per quanto possibile, di raccontarli entrambi.

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Questa nuova trasposizione porta Emma alla complessità che merita. Il terzo romanzo più famoso di Jane Austen diventa un film godibile anche da chi mastica meno l’ambientazione, ma adora le storie di personaggi che crescono sbagliando, ma imparando dai propri errori. Abbandonando i propri pregiudizi, scendendo dal piedistallo su cui ci si è autoarrampicati e aprendosi ai sentimenti e ai desideri dell’altro.

Sabrina Podda

nata nel ’92, incontra il cinema fin dall’infanzia, che da fedele compagno di crescita diventa motivo di vita e introspezione; laureata in cinema con una tesi sull’evoluzione della stop motion nei film di Tim Burton, aspira a diventare regista di storie non ancora raccontate e di quelle già narrate, offrendone un nuovo punto di vista; collabora con Liberando Prospero per offrire prospettive interpretative alternative sui film altrui e nuovi spunti di riflessione attraverso le proprie realizzazioni; a tal proposito, dà vita alla Firefly Productions, una nuova realtà che farà luce nelle zone buie della ripresa video (cinematografica e non), illuminando prospettive finora mai realizzate.

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